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Ferruccio Rontini

elementi biografici

Ferruccio Rontinini - sosta (1953) - olio su compensato 62.7x47 cm. Collezione Barletti

 

 

 

Del Professore Ferruccio Rontini esiste una sola monografia di Ferdinando Donzelli "Ferruccio Rontini" - Cappelli Editore - Bologna 1990 alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti biografici e bibliografici; da segnalare la recente pubblicazione di alcuni articoli sulla vita ed opere dell'artista sulla rivista "Arte a Livorno", articoli sintetici ma esaustivi.


 

Il 12 settembre del 1893 in via del Romito a Firenze nasce Ferruccio Rontini. Il padre Augusto, fratello del pittore Alessandro, ispettore amministrativo delle ferrovie è di origini mugellane, mentre la madre Noemi Ferri è invece di Siena.
La famiglia del nostro pittore è quindi pienamente di origine, tradizione e spirito toscano fatti questi che segneranno tutta l’opera e la vita del maestro.
Alessandro Rontini, lo zio paterno, era all’epoca pittore finissimo, apprezzato e abile restauratore di opere antiche; ben presto si accorse delle innate doti di Ferruccio per il disegno e la pittura. Alessandro incoraggerà sempre il nipote, svelando i primi segreti delle tecniche pittoriche ed, in pratica, segnando la strada della sua futura vita.
Nel 1909 Ferruccio fa il suo primo incontro con Livorno; il padre viene infatti trasferito dalle Ferrovie da Firenze a Livorno e tutta la famiglia lo segue. Nello stesso anno Ferruccio si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Firenze; Rontini però mantiene forti legami con Livorno, anche grazie alla presenza della famiglia.
A questo punto è forse necessario fare una veloce premessa. Nell’ottocento, soprattutto verso la fine del secolo, Livorno era stato pervaso da numerosi fermenti artistici, soprattutto pittorici, che erano culminati in grandi artisti di fama internazionale, primo tra tutti Giovanni Fattori. Il contributo labronico al panorama toscano e, in generale, italiano era stato effettivamente importante, contribuendo fortemente a quella nuova esperienza stilistica pittorica della così detta macchia. Inoltre Livorno era stata sede di quella tanto famosa e discussa Esposizione Nazionale del 1886, con la “nascita” dei postmacchiaioli, Esposizione per certi versi anche con un tentativo, nemmeno tanto celato, di spostare da Firenze a Livorno lo scettro “dell’evoluzione artistica” toscana. Quindi, senza voler entrare nel dettaglio e aprire tutta una serie di lunghissime, farraginose e in buona parte trite e ritrite valutazioni sull’influenza e sviluppo della pittura “labornica” su quella italiana, sugli impressionisti e non impressionisti toscani ed i loro successori, fatto sta che negli del Rontini (ed in certa misura pure oggi), a Livorno si respirava un’aria artistica tutta particolare, si potevano frequentare caffè, botteghe d’arte ecc. ormai da anni scelte come ritrovo di numerosi artisti anche di notevole livello.
La carriera di Rontini in accademia fu da vero studente modello; completerà i sei anni di corso con pieni voti nel 1915, Professore di figura, ottenendo, come primo allievo del corso, una borsa di studio di 180 lire per viaggio di istruzione. 180 lire erano una bella sommeta nel 1915 per un giovane di 22 anni. Ottiene inoltre l’abilitazione all’insegnamento nella stessa Accademia, ma Ferruccio desidera seguire altre strade.

 

Svincolato dall’Accademia si può dedicare al suo vero obiettivo: dipingere dal vero la natura. Questi primi dipinti sono, come del resto sarebbe ovvio attendersi, privi di quel “carattere” che poi contraddistinguerà il pittore; tuttavia la sua evoluzione pittorica è rapida, delineando già nel giovane Rontini il futuro grande maestro.
I legami con Livorno si fanno sempre più forti, già nel 1914 partecipa ad un’esposizione collettiva ottenendo forti consensi; come visto frequenta famosi caffè, come il Caffè Bardi, e Bottega d’Arte di Mors, noti ritrovi di artisti ed in generale di letterati livornesi. Stringe amicizia col pittore Ugo Manaresi (noto per le sue marine) del quale diviene allievo assieme a Renuccio Renucci.
Sin dalla sua giovinezza artistica Rontini vive, opera, stringe amicizie e legami a Livorno; Rontini fa quindi parte del mondo artistico labronico, della così detta “Scuola Labronica del Novecento” fondata da un gruppo di pittori del campo figurativo. Rontini, prima allievo poi Professore dell’Accademia di Firenze, apporta un contributo spiccatamente fiorentino contribuendo alla “discussione” e “formazione” della stessa Scuola Labronica; nell’artista Rontini possono quindi confluire ben due vene artistiche toscane e questo contribuirà fortemente alla sua evoluzione pittorica.
Scoppia la Grande Guerra. Rontini parte al fronte quale ufficiale del terzo alpini. Sul fronte è impossibilitato a dipingere, ma dai luoghi dove la guerra lo conduce trae comunque spunti, analisi che poi ritroveremo nelle sue opere. Nel 1917 riesce a partecipare, sempre a Livorno, ad una mostra collettiva.
L’esperienza della guerra termina alla fine del 1919. Decide di stabilirsi, almeno per un periodo, in Maremma anche grazie alle conoscenze di uno zio, Antonio Braschi, amministratore della tenuta del conte Desideri a Poggio all’Agnello; qui Rontini conoscerà un mugellano: Lorenzo Lapucci.
La Maremma con la sua natura forte, con le sue genti, è per il maestro una vera fonte continua di soggetti, impressioni, spunti di riflessione.
Tra la fine del 1919 e l’agosto del 1921 Rontini lavora in Maremma con vivo entusiasmo, operando soprattutto nella zona del campigliese; non abbandona mai i legami con Livorno dove torna per diverse esposizioni collettive. Di notevole rilevanza è il 15 luglio 1920, prima riunione del “Gruppo Labronico” del quale Rontini è tra i soci fondatori. Nell’agosto del 1921 il pittore è colto da febbri maltesi e viene riportato in città. Si rimetterà alla fine dello stesso anno, ma i medici consigliano vivamente al ventottenne di cambiare clima ed aria, ed è per questo motivo che Rontini “scopre” il Mugello, del quale era originario il padre.
Lorenzo Lapucci, conosciuto in Maremma, invita l’amico pittore in un paese verso il centro orientale della valle del Mugello: Vicchio di Mugello. Rontini rimane fortemente e positivamente colpito dal Mugello, ed ecco che la sua pittura subisce una prima e sensibile evoluzione, con buona probabilità resa anche necessaria, per così dire “imposta”, dalla nuova realtà che il pittore deve e vuole rappresentare nei propri quadri.
Il 29/10/1922 ottiene un netto successo di critica e pubblico con l’esposizione, insieme all’amico scultore Cesare Tarrini, agli scali Manzoni 2a (Livorno) dove i due avevano il proprio studio. Quotidiani dell’epoca riportano recensioni pienamente positive.
Il 1923 è dedicato in pratica al solo Mugello; il pittore ne vuole eseguire uno studio approfondito e si dedica di conseguenza ad una netta revisione tecnica della propria pittura. Il 1924 è un altro anno notevole, veramente notevole, per la vita del maestro: il giorno 24 settembre convola a nozze con Gilda Ciullini da cui avrà quattro figli.
Il 16/12/1925 nasce il primogenito Giulio; Giulio seguirà il padre nell’avventura dell’arte, diventando pittore apprezzato col nome di Giulio da Vicchio.
Dal 1925 al 1928 il pittore è intensamente impegnato nella pittura ed in numerose esposizioni, personali e collettive, sia in Livorno che a Biella e Parma. I successi sono entusiasmanti, la critica quantomeno positiva. Si segnalano solo due avvenimenti di maggiore prestigio, nel 1925 il dipinto “la coltratura” viene accettato alla Biennale dell’Arte di Milano e nel 1927 Sua Maestà il Re ed il Podestà di Livorno acquistano rispettivamente le opere “Sul porto” e “Il Ponte della Sassaia

 

Nel 1928 avviene un incontro molto importante, quello col suo primo allievo Rutilio Muti. Nascerà una lunga, fraterna e sincera amicizia. Il 1928 è però un anno tragico per Ferruccio, nasce infatti la secondogenita Noemi che però morirà a soli undici mesi di meningite; il padre farà tutto quanto allora possibile per salvare la figlia, spendendo somme considerevoli, derivate dai guadagni delle varie mostre. Fortunatamente il 16 ottobre del 1930 nasce Renzo, il suo terzo figlio.

 

Gli anni sino al 1932 sono caratterizzati da numerose esposizioni, sempre con successi di mercato e di critica, basti ricordare l’invito alla IV Biennale d’Arte. Il pittore, come molti altri del Gruppo Labronico, non espone solo a Livorno, ma in varie cittadine del settentrione italiano, mercati anche più interessanti dal punto di vista economico, contribuendo così alla diffusione in Italia della pittura di scuola livornese. Conosce e collabora attivamente con altri pittori anche non toscani, ad esempio Milesi, con un conseguente arricchimento artistico – culturale e, conseguentemente, umano.

 

Il 3/02/1932 nasce Maria Laura, la quarta ed ultima figlia di Ferruccio Rontini.

 

Dal 1933 al 1936 si assiste ad un sensibile rallentamento dell’attività pubblica del Rontini; rimane perlopiù a Vicchio dedicandosi allo studio e alla pittura dal vero. Nel 1933 incontra il suo secondo discepolo ed amico: Armeno Mattioli

 

Probabilmente il periodo più critico della vita dell’artista è quello compreso tra il 1936 ed il 1939, anni caratterizzati da notevoli avversità sia economiche che sul piano fisico. La pittura e l’attività pubblica ne risentono fortemente; i dipinti di questo periodo sono eseguiti prevalentemente in studio.
La forte volontà mugellana del pittore riescono a far superare questo nero periodo che, anzi, sarà il preludio per una notevole evoluzione del proprio stile, di una nuova forza espressiva, di quel superamento che prepotente inizierà dagli anni cinquanta.
Da molti critici la svolta nella pittura del Rontini è posta nel 1942, anche se sino al 1947 la vita e la produzione dell’artista dipendono molto dallo svolgersi della guerra, con spostamenti da Vicchio a Livorno e viceversa. Sono anche gli anni dell’apprendistato di Giulio, figlio ed allievo.
Nel 1947 il pittore può realmente dedicarsi alla sua attività, alla sua passione, passate ormai le difficoltà più immediate della guerra. Ritorna a Vicchio, dove in pratica abita stabilmente; Giulio lo accompagna e lo segue nelle varie uscite per dipingere dal vero. Già in questo periodo, ma soprattutto dal 1950, inizia quel lungo lavoro di studio, praticamente interrotto solo con la morte, dove il pittore metterà a frutto tutta l’esperienza acquisita in un continuo superamento della propria tecnica pittorica, in una forte rappresentatività, in un continuo “eterno ritorno” che lo porterà ad analizzare ed a superrare le soglie del figurativo. È praticamente il periodo compreso tra la fine degli anni quaranta e la sua morte che ci regalerà i sommi capolavori del maestro.

 

Nel 1950 con l’aiuto del figlio Giulio apre in Via Mayer a Livorno un proprio studio, in modo da mantenere un contatto diretto col pubblico. Come visto Rontini ha passato dal 1936 anni difficili, a cui si sono aggiunte le problematiche, comuni a tutti, della guerra; all’epoca Rontini sentiva fortemente sfiduciato il rapporto coi vari galleristi, inoltre siamo negli anni della grande bolla di sapone dell’arte astratta ed informale, che come invece sappiamo oggi ha regalato solo molti pochi (ma grandi) artisti. Le espressioni figurative, che contraddistinguono la Scuola Labronica del Novecento, sono all’epoca sempre meno considerate dalla massa e da molti critici, quasi banalizzate.

Rontini da sempre dipinge per passione, anche se ne trae da campare la famiglia; la sua è una vita normale, la classica vita del bravo studente, del buon padre di famiglia, non rispecchia minimamente lo stereotipo dell’artista “ribelle”, forse in alcuni periodi degli ultimi anni tende un po’ al romitaggio; Rontini non è noto al pubblico ed alla critica per la sua vita “sconsiderata”, o per la sua passione politica “nera” o “rossa” non è come altri che sale alla ribalta per meriti, se sempre questa parola è lecitamente usata, non artistici; Rontini è conosciuto ed apprezzato per la sua opera punto e basta.
È pienamente comprensibile quindi che una tale persona tenda ad isolarsi, rinunciando al chiasso di certe forme di esibizione per dedicarsi alla sola pittura; è qui che inizia a poco a poco la “scomparsa” di Rontini dal grande mercato dell’arte contemporanea, del resto Ferruccio non è disposto — non è nella sua natura — ad arrivare a compromessi con certe forme di mercato dell’arte. Fatto sta che alla sua morte era comunque il pittore “livornese” più apprezzato, più stimato e più pagato.
Molto sulla pittura di Rontini c’è ancora da scoprire, molte le analisi profonde e simboliche che andrebbero fatte.


Il 24 settembre del 1964 muore a Livorno dopo una breve malattia.


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Ferruccio Rontini - Tramonto (1963) - olio su tela 90x105 cm

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - Tramonto (1963) - olio su tela 90x105 cm - collezione Barletti

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