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Ferruccio Rontini

le “maniere” pittoriche, i mercati, il naturalismo e l’espressività realista del Rontini
spunti per un corretto approccio alla pittura rontiniana

Ferruccio Rontinini - Giorno di fiera (1962) ultima grande tela dipinta dal Maestro - olio su tela 120x70 cm. Collezione Barletti

 

 

 

La pittura di Ferruccio Rontini sinora non è mai stata analizzata a dovere da parte della grande critica, non ha subito un’analisi profonda e completa, che tenesse cioè conto sia degli aspetti formativi pittorici, delle valenze simboliche e delle vicissitudini personali. Per molti aspetti, per non dire di tutti, la pittura del Ferruccio Rontini risulta analizzata solo in maniera molto superficiale, fermandosi alle prime pennellate di colore, senza entrare dentro la tela e, soprattutto, andare oltre alla tela stessa.
L’unico tentativo di analisi e definizione della pittura rontiniana è stato tentato dal Donzelli nella ricordata monografia sul maestro.

 

Donzelli nel classificare l’opera di Rontini individua cinque periodi. A nostro giudizio, concorde anche con altri collezionisti, nell’opera di Rontini sono due i periodi fondamentali detti maniera, nei quali al limite vi si possono individuare dei sottoperiodi.

Dall’analisi dei quadri della collezione Barletti, visti quelli di molte gallerie e di altre collezioni private, si parla di due maniere del Rontini:

come ovvio la prima maniera effuma, si interdigita, nella seconda pertanto cercare di individuare una data, un anno, di sicura separazione è operazione fortemente opinabile. Tuttavia cercando di compiere valutazioni ed analisi oggettive, pur nella soggettività dei dati, si può ritenere che il 1950 sia l’anno in cui il pittore compie il definitivo passaggio, il superamento di se stesso.

Ferruccio Rontini - terrazza di fattoria (1927) - olio su compensato 43x26 cm

firmato in basso a destra. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - Terrazza di fattoria (1927) - olio su compensato 43x26 cm - collezione Barletti


Comunque in molte, anche “iniziali”, opere della prima maniera si riscontrano caratteri inequivocabili, che preludono alla grande svolta degli anni cinquanta. Questo è un dato di fatto che, assieme agli altri, ribadisce ulteriormente la notevole “autonomia” ed evoluzione espressiva e di pensiero del Rontini nei confronti degli amici e colleghi del Gruppo Labronico.
Si può ritenere che i primi quattro “periodi” della classificazione di Donzelli costituiscano in pratica dei sottoperiodi della prima maniera, sottoperiodi coincidenti con alcune fasi cruciali della vita dell’artista: gli anni dell’Accademia, il periodo maremmano, la guerra. Nella sostanza il V periodo del Donzelli coincide con la seconda maniera della classificazione Barletti.
Si riporta di seguito la classificazione di Donzelli, tal quale senza modifiche:

1° periodo: fino al 1919, la formazione accademica e artistica.
Sono gli anni degli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze dove. Al termine del corso sessennale, nel 1915 ottiene, a pieni voti, l'abilitazione all'insegnamento. Partecipa alle prime esposizioni e vende i primi dipinti
.
Il 1919 vede già opere di grandi dimensioni e rilevante livello artistico.

 

2° periodo: 1919-1923, la fondazione del Gruppo Labronico, la maturità, le prime Mostre significative, premi ed acquisti di dipinti da parte di Enti e Autorità, i viaggi.
In questo periodo Rontini si afferma in Toscana e fuori allestendo varie Mostre Personali e partecipando ad esposizioni collettive e Concorsi.
Ottiene anche successo di pubblico, di critica e di vendite.

 

3° periodo: 1923-1935. periodo Maremmano, Affronta temi importanti e affonda le sue radici artistiche in un naturalismo vissuto e profondamente interpretato. Continua ed estende le motivazioni sociali e del lavoro in genere.
Lavora «sul vero» sia a Livorno, in Maremma che in Mugello.
La sua vita privata si concretizza nella famiglia con il matrimonio e la nascita dei figli.
Appartengono a questo periodo molti dei suoi capolavori.

 

4° periodo: 1935-1944, periodo di transizione.
E un periodo in cui vi sono anni difficili (1936-1940) per motivi personali e familiari e successivamente gli anni travagliati della seconda guerra mondiale.
Rappresentano anche il trasferimento del normale domicilio da Vicchio di Mugello a Livorno.
È un periodo di riflessione e di ricerca di una nuova espressione figurativa, più sintetica più moderna: fa parte di un «momento» evolutivo che darà luogo ad un nuovo corso della sua pittura.

 

5° periodo: ultimo periodo o periodo livornese. Comprende anche gli anni della pittura di studio.
Si amplia e prevale il concetto della libertà espressiva alla ricerca di nuove realtà oggettive.
Si riscontra un nuovo impegno «sul vero» dove Rontini lavora accompagnato spesso dal figlio Giulio.
Dal 1951 si esprime maggiormente con lavori in studio; teso ad una maggior concettualità. Talora al limite del figurativo.
È il periodo in cui l'Artista riassume tutte le proprie esperienze agendo anche con maggior libertà tecnica.
La residenza prevalente è Livorno, escluso i periodi estivi sempre nella villa di Vicchio di Mugello.
L'Artista si concentra con maggior serenità, libero da vincoli e condizionamenti. Dipingerà fino agli ultimi mesi di vita.



Come si può cercare di comprendere il naturalismo e realismo del Rontini? come la sua pittura? L’operazione non è semplice in assenza di studi profondi e specifici. Si può però cercare di fornire qualche spunto di analisi, di studio per la critica

 

Ferruccio Rontini - Pastorella (1951) - olio su tela 35x24.5 cm

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - Pastorella (1951) - olio su tela 35x24.5 cm - collezione Barletti

 

Non dobbiamo mai dimenticare che Rontini era un Professore, un pittore di “scuola” per non dire di “cultura”. Dall’Accademia, come prima da zio Alessandro, aveva appreso come impostare il lavoro di pittura, come dirigere il lavoro di costruzione di un quadro, dalla preparazione della tela o tavola, al disegno col carboncino ecc. In Accademia inoltre aveva avuto modo di poter studiare, in maniera “scientifica”, le opere di insigni artisti passati e contemporanei, con notevoli vantaggi per la propria crescita non solo pittorica, ma soprattutto spirituale.
È interessante introdurre la figura del grande Fattori. L’influenza di Fattori è sensibile, soprattutto nelle opere “giovanili”. Probabilmente anche la scelta di certi soggetti maremmani, come per esempio i butteri, ed in generale di passare un periodo di studio in Maremma può essere ricondotta alla figura del grande pittore, ricordiamocelo scomparso solo nel 1908 e del quale all’Accademia, dove aveva insegnato, ed anche a Livorno si doveva ancor respirare tanta aria. Anche la scelta dei formati, soprattutto per i “capolavori”, è in linea con quella di Fattori: ossia grandi dimensioni.
Rontini dipingerà nella sua vita quadri di vari formati, dai più piccoli sino ad oltre 100x100 cm, regalando per ogni formato pregevoli pezzi. Tuttavia i massimi capolavori si riscontrano, di norma, in formati dal 50x70 cm in su; tra molti critici, collezionisti e tra gli stessi allievi è abbastanza concorde l’opinione che Rontini abbia prodotto più quadri “grandi” che di piccolo formato: l’affezione già giovanile del maestro per la “grande” opera ne sarà una caratteristica. Molti dei quadri in formati minori (ossia sotto il 50x70 cm) sono da considerarsi studi, “bozzetti”, per le opere di maggiori dimensioni.

 

Ferruccio Rontini - Giovane contadina mugellana (1953) - olio su tela 80x70 cm - particolare volto fanciulla

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - contadinella mugellana - olio su tela 80x70 cm - collezione Barletti

Rontini viene definito un pittore naturalista.
Il naturalismo di Rontini del resto deriva dalla grande tradizione europea ed italiana del XIX e XX secolo, si è visto come lo stesso soggiorno in Maremma sia in parte dettato dall’influsso (diretto od indiretto) di Fattori. La natura del Rontini, in entrambe le maniere, è trasmessa con romantica poesia tanto che fu anche nominato il “Pascoli della pittura”.
La sua è una natura romantica nel senso più stretto del termine, non è mai una natura “leziosa”, al limite può essere gioiosa ma non mai sdolcinata. Il tutto in linea col carattere del pittore: schivo e nervoso, come emerge nella tecnica pittorica della seconda maniera, ove i dettagli, il moto, la “vita” e “realtà” dell’opera sono dati dai colpi di macchia, spesso visibilmente inferti con nervosismo e mai con ripensamento.
La natura lo interessa in pratica in quasi ogni suo aspetto, animale, vegetale ed umano anche se, per quest’ultimo, sarà necessario fare un inciso tutto particolare. Per certi aspetti sembra proprio l’aspetto “geologico” a trasparire meno dai quadri del Professore, ad essere meno studiato.
Rontini è un amante della natura Toscana, ma forse è più corretto dire che è innamorato della Toscana comprese le sue genti con i loro lavori.
La natura dei suoi quadri è sempre una natura viva, poetica alla quale lo spettatore può attingere senza particolari sforzi, in sostanza è una natura alla toscana, fatta a miccino cioè a misura d’uomo. Tutta la pittura rontiniana, anche negli allievi, è una pittura a misura d’uomo (soprattutto nei capolavori), altra caratteristica che delineerà sempre il maestro.

 

La spinta naturalista del pittore si manifesta sin dalla formazione, con la scelta del soggiorno in Maremma, si dedicherà alla rappresentazione dal vero di classiche scene maremmane, con vaste pianure paludose, butteri e cavalli.
L’incontro col Mugello comporta una prima evoluzione della pittura del Professore. La pittura deve cambiare per imposizione morfologica della natura da rappresentare. Dalle distese paludose della Maremma di inizio secolo, percorse da cavalli allo stato brado e branchi di mucche guidate da butteri, si passa ad una valle chiusa tra due catene montuose dominate dalla foresta appenninica settentrionale o dai castagneti, con al centro la Sieve. Lo sguardo in Mugello non può più trovare un angolo ove disperdersi indefinitamente sulla pianura per poi proseguire, incontrastato, sul mare; in Mugello, in ogni angolazione, lo sguardo è “finito”, limitato dalle catene montuose, solamente sulle loro vette e possibile spaziare per centinaia di chilometri sin anche a scorgere le vette nevose delle Alpi, là verso la Valsugana, o il mare in quel di Rimini
La natura del Mugello impone pertanto una profonda riflessione nella pittura, quasi tutto il 1923 sarà dedicato a questo scopo.

 

Ferruccio Rontini - Nel bosco (1962) - olio su tela 30x40 cm

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - Nel bosco (1962) - olio su tela 30x40 cm - collezione Barletti

E nella natura vi è anche l’uomo, e Rontini ama e desidera rappresentare gli uomini.

 

La natura dei quadri del Rontini è una tavolozza nella quale sono immersi gli uomini, non sono mai ospiti “esterni”, non sono da questa soggiogati o in lotta: ne sono parte integrante, assieme agli alberi, ai fiori, ed agli altri animali.
Ma l’uomo, o più in generale l’aspetto antropico, inteso quindi con tutta l’attività umana e non solo come semplice personaggio “uomo”, è presente nella maggioranza delle opere del maestro, sopratutto nei suoi capolavori.
Del Rontini si parla molto come pittore naturalista, come visto giusta definizione, ma molto poco si parla della sua affezione per le tematiche prettamente umane, per il verismo del Rontini. L’opera del Rontini invero non assume mai l’atteggiamento di “denuncia” del verismo propriamente detto, ma il suo è un realismo intenso e soprattutto studiato e profondo. Probabilmente l’aspetto di “denuncia” che qualcuno potrebbe esigere da un realismo schietto e profondo come quello di Ferruccio non è, nella sostanza, in accordo col pensiero del maestro: tutto sommato Rontini “ama” i suoi coloni al mercato, le sue pastorelle e le donnine a far la calza; vive in un epoca, anche se di soli quaranta anni addietro, per molti aspetti fortemente diversa dalla nostra, soprattutto in zone come il Mugello o la Maremma; per quel tipo di società in evoluzione non vi era niente di “male” nel veder le ragazze pulire i panni al fiume…del resto non vi erano molte altre soluzioni; la difficoltà del “mestiere donna” di quegli anni è un soggetto caro al maestro, ma mai espresso con intenti di denuncia.
Il realismo del Rontini, come emerge in special modo dalle sue fiere e mercati, è un realismo antropologico e per diversi aspetti molto moderno: vale a dire che il pittore rappresenta lo stato di fatto di una civiltà, quella delle campagne e dei paesi del Mugello, della Maremma o dei portuali di Livorno, senza dover enfatizzare una data situazione di “sofferenza” e quindi di “denuncia”. Molti dei suoi capolavori rappresentano ad oggi delle eccellenti “ricostruzioni” del mondo di allora, nei quali i babbi ed i nonni si riconoscono (e talora riconoscono proprio il tale o il tal’altro vecchio paesano); ricostruzioni più prossime ai moderni dettami della scienza antropologica, che del verismo inteso in senso letterario del termine.

 

Ferruccio Rontini - Colone mugellano (1953) - olio su cartone telato 46x41 cm

firmato in basso a destra e sul retro con dedica "A Gilda" del 1957; esposto alla XXVII mostra del Gruppo Labronico del 1965 (all'epoca valutato 550 000 lire). Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - Colone Mugellano(1953) - olio su cartone telato 46x41 cm - collezione Barletti

Nei quadri della seconda maniera l’aspetto antropologico assume sempre più importanza, non solo nei mercati, ove probabilmente raggiunge, come impone il soggetto, il massimo livello; ma anche nei fossi con le lavandaie, nei giardini o nei pergolati dove donne bevono il te, ciarlano e lavorano o nelle aie dei coloni dove rientrano i pastori e le massaie governano i polli.
Rontini è un pittore realista. Dipinge una natura ed una realtà umana “vera”, a lui attuale e non arcadica come talora credono alcuni. Tuttavia, soprattutto nella seconda maniera, i quadri sono dipinti in studio dopo una riflessione totalmente intima, pur basandosi fortemente sul vero non sono più eseguiti “in situ”, sono COSTRUITI. Pertanto molti dei dipinti della seconda maniera, ma questo già accadeva in alcune fasi della prima maniera, non rappresentano più una sorta di “fotografia” della realtà, ma sono un costrutto verosimile di questa. Rontini dipinge la sua natura con e la sua gente, privo di qualsiasi contatto diretto con la realtà, alla ricerca della propria elevazione spirituale; ma ciononostante non dipingerà mai situazioni fasulle, una sorta di “falsi storici”, le sue rimarranno sempre ricostruzioni fedeli della natura e della società del suo tempo. Il realismo del Rontini emerge in ogni dettaglio: dal corpetto del colono al mercato, dal tipico ombrello verde dei contadini, dalle porte della case di Vicchio o di Cafaggio di Vicchio, messe la dove erano e sono tuttora.
Questo puro realismo antropologico viene trasmesso anche agli allievi, si pensi ad esempio alle produzioni di Mattioli sul Monte Athos.

 

La realtà e “fedeltà” dei dettagli e di molte opere viene confermata anche da ricerche in campagna. Gino Barletti ha eseguito in Mugello ricerche corografiche aiutato, oltre che dalla stessa origine mugellana, dalle informazioni sapute da Muti, Giulio da Vicchio e Armeno. Sono così stati individuati molti dei luoghi ove il Rontini, da solo o col figlio o gli altri allievi, si dilettava a dipingere; si è così potuto individuare anche il singolo casolare e l’allora proprietario o mezzadro.

 

Ferruccio Rontini - la massaia (1954) - olio su tavola 59.7x84.5 cm

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

località Cafaggio di Vicchio di Mugello

Ferruccio Rontini - La massaia (1953) - olio su tavola 59.7x84.5 cm - collezione Barletti

 



I MERCATI DI FERRUCCIO RONTINI

Ferruccio Rontini - Mercato a Vicchio (1954) - olio su tela 70x50 cm

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - Mercato a Vicchio  (1954) - olio su tela 70x50 cm - collezione Barletti


I mercati e le fiere di Ferruccio Rontini sono una pagina tutta particolare della sua opera. Forse le opere più commissionate al pittore in vita ed oggi le più ricercate. Soprattutto nella seconda maniera si assiste ad una particolare predilezione per questi soggetti.
Si ricorda che la differenza tra fiera e mercato, oltre alle dimensioni dell’evento, è la presenza del bestiame in vendita, prerogativa della fiera. Si fa inoltre notare che in molte opere del maestro, sul retro è indicato il luogo ed il tipo dell’evento, ad esempio: “mercato a Vicchio di Mugello” o “coloni al Mercato”.
Sono in questi soggetti che emerge tutta l’abilità del disegno, della prospettiva e della “misura” di innata origine affinata prima all’Accademia e poi negli anni di lavoro; alcuni quadri sono in pratica dedicati a sole scene di due o tre soggetti, talora una sola persona, immersi nelle naturali operazioni di acquisto, contrattazione, vendita ecc.
I soggetti sono rappresentati in maniera fortemente materica, con una naturalezza ed un realismo totali; le dimensioni, nei soggetti in primo piano, variano da 15 – 20 cm sino ad oltre 70 cm. La pennellata è sempre netta senza ripensamenti, talora con lunghi interminabili “grassi” colpi di pennello o spatola, in un rincorrersi e mescolarsi di “macchie” che caratterizzano e rendono unica la pittura del Rontini (particolarmente quella della seconda maniera).

 

Ferruccio Rontini - Massaia che riscuote (1953) - olio su cartone 32x42 cm

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - Massaia che riscuote (1953) - olio su cartone 32x42 cm - collezione Barletti


I dettagli, il moto, la “vita” e “realtà” dell’opera sono dati dai colpi di macchia, spesso visibilmente inferti con nervosismo. Tuttavia, ad esclusione di alcune opere e dei pochi ritratti, i lineamenti delle persone non sono mai curati, non sono dettagliati. Il naso, i capelli, gli occhi, ecc, sono anche in questo caso dati con colpi di macchia, magari più precisi e fini: il volto delle persone, la loro espressione, risulta comprensibile ed inequivocabile solo nell’insieme dell’opera, non nel dettaglio dell’occhio, o del mento, o del naso, o di qualsivoglia particolare del volto umano. Non è una scelta casuale, come non è casuale che le bestie siano spesso più “disegnate”: sono ora il ciuco, ora il bove, ad essere più curati con gli occhi o il naso “ben definiti” che guardano lo spettatore. Ed il tutto assume una forza inattesa, un’impressione fortemente realista e fortemente materica: è la macchia del Rontini, col suo spessore, col suo carico di tempera, coi segni vivi del pennello e della spatola che rende vivo ed espressivo il quadro.

Ferruccio Rontini - Mercato a Vicchio (1954) - olio su compensato 41x29.5 cm

firmato in basso a sinistra e sul retro. Collezione Barletti


Nell’avvicinarsi al quadro l’ordine generale sembra sparire, risucchiato in un’immensa bolgia di “macchie”, ma avvicinandosi ancora, ed ancora sin quasi a sbattere il naso sulla tela o sul legno ci si accorge di numerosi, apparentemente inutili, dettagli ed “ordini” ben precisi di pennellata (o spatolata); tutti dettagli perlopiù incomprensibili a questa scala troppo grande ma che, nella vista d’insieme, sono ora il naso del colono, ora le piume bianche del tacchino, ora i bargigli del gallo o l’increspatura della camicia.

Ferruccio Rontini - Giovane contadina mugellana (1953) - olio su tela 80x70 cm - particolare volto fanciulla

firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - contadinella mugellana - olio su tela 80x70 cm - collezione Barletti

Ferruccio Rontini - particolare di un canestro con polli

Ferruccio Rontini - particolare cesto di polli


Ferruccio Rontini - Mercato a Vicchio (1953) - olio su tavola 50x70 cm; particolare coloni in contrattazione - Collezione Barletti

Ferruccio Rontini - particolare coloni

 



ALCUNI ESEMPI DI FIRME E TIMBRI

 

Ferruccio Rontini - tipo firma del 1953 sul fronte di un olio su tela (Collezione Barletti)

Ferruccio Rontini - tipo firma

 

Ferruccio Rontini - tipo firma del 1953 sul fronte di un olio su tavola (Collezione Barletti)

Ferruccio Rontini - tipo firma

 

Ferruccio Rontini - esempio di titolo e firma posti sul retro di un olio su tavola del 1953 (Collezione Barletti)

titoli e dediche sulla fronte del quadro sono inusuali per il Rontini che normalmente sfruttava il retro del dipinto

Ferruccio Rontini - tipo firma retro

 

Ferruccio Rontini - ecco uno dei tipici timbri che si possono trovare sul retro (e talora sul telaio) dei dipinti (Collezione Barletti)

Ferruccio Rontini - timbro Vicolo Vetrai

 

Ferruccio Rontini - timbro e firma tipici della seconda maniera (retro olio su tela 1962 - Collezione Barletti)

Ferruccio Rontini - timbro e firma retro 1962

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