La pittura di Ferruccio Rontini sinora non è mai stata analizzata
a dovere da parte della grande critica, non ha subito un’analisi profonda
e completa, che tenesse cioè conto sia degli aspetti formativi pittorici,
delle valenze simboliche e delle vicissitudini personali. Per molti aspetti,
per non dire di tutti, la pittura del Ferruccio Rontini risulta analizzata
solo in maniera molto superficiale, fermandosi alle prime pennellate di
colore, senza entrare dentro la tela e, soprattutto, andare oltre alla tela
stessa.
L’unico tentativo di analisi e definizione della pittura rontiniana
è stato tentato dal Donzelli nella ricordata monografia sul maestro.
Donzelli nel classificare l’opera di Rontini individua cinque periodi. A nostro giudizio, concorde anche con altri collezionisti, nell’opera di Rontini sono due i periodi fondamentali detti maniera, nei quali al limite vi si possono individuare dei sottoperiodi.
Dall’analisi
dei quadri della collezione Barletti, visti quelli di molte gallerie e di
altre collezioni private, si parla di due maniere del Rontini:
come ovvio la prima maniera effuma, si interdigita, nella seconda pertanto cercare di individuare una data, un anno, di sicura separazione è operazione fortemente opinabile. Tuttavia cercando di compiere valutazioni ed analisi oggettive, pur nella soggettività dei dati, si può ritenere che il 1950 sia l’anno in cui il pittore compie il definitivo passaggio, il superamento di se stesso.
Ferruccio Rontini - terrazza di fattoria (1927) - olio su compensato 43x26 cm
firmato in basso a destra. Collezione Barletti
Comunque in molte, anche “iniziali”, opere della prima maniera
si riscontrano caratteri inequivocabili, che preludono alla grande svolta
degli anni cinquanta. Questo è un dato di fatto che, assieme agli
altri, ribadisce ulteriormente la notevole “autonomia” ed evoluzione
espressiva e di pensiero del Rontini nei confronti degli amici e colleghi
del Gruppo Labronico.
Si può ritenere che i primi quattro “periodi” della classificazione
di Donzelli costituiscano in pratica dei sottoperiodi della prima maniera,
sottoperiodi coincidenti con alcune fasi cruciali della vita dell’artista:
gli anni dell’Accademia, il periodo maremmano, la guerra. Nella sostanza
il V periodo del Donzelli coincide con la seconda maniera della classificazione
Barletti.
Si riporta di seguito la classificazione di Donzelli, tal quale senza modifiche:
1° periodo: fino al 1919, la formazione
accademica e artistica.
Sono gli anni degli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze dove. Al
termine del corso sessennale, nel 1915 ottiene, a pieni voti, l'abilitazione
all'insegnamento. Partecipa alle prime esposizioni e vende i primi dipinti.
Il 1919 vede già opere di grandi dimensioni e rilevante livello artistico.
2°
periodo: 1919-1923, la fondazione del Gruppo Labronico, la maturità,
le prime Mostre significative, premi ed acquisti di dipinti da parte di
Enti e Autorità, i viaggi.
In questo periodo Rontini si afferma in Toscana e fuori allestendo varie
Mostre Personali e partecipando ad esposizioni collettive e Concorsi.
Ottiene anche successo di pubblico, di critica e di vendite.
3°
periodo: 1923-1935. periodo Maremmano, Affronta temi importanti e affonda
le sue radici artistiche in un naturalismo vissuto e profondamente interpretato.
Continua ed estende le motivazioni sociali e del lavoro in genere.
Lavora «sul vero» sia a Livorno, in Maremma che in Mugello.
La sua vita privata si concretizza nella famiglia con il matrimonio e la
nascita dei figli.
Appartengono a questo periodo molti dei suoi capolavori.
4°
periodo: 1935-1944, periodo di transizione.
E un periodo in cui vi sono anni difficili (1936-1940) per motivi personali
e familiari e successivamente gli anni travagliati della seconda guerra
mondiale.
Rappresentano anche il trasferimento del normale domicilio da Vicchio di
Mugello a Livorno.
È un periodo di riflessione e di ricerca di una nuova espressione
figurativa, più sintetica più moderna: fa parte di un «momento»
evolutivo che darà luogo ad un nuovo corso della sua pittura.
5°
periodo: ultimo periodo o periodo livornese. Comprende anche gli anni della
pittura di studio.
Si amplia e prevale il concetto della libertà espressiva alla ricerca
di nuove realtà oggettive.
Si riscontra un nuovo impegno «sul vero» dove Rontini lavora
accompagnato spesso dal figlio Giulio.
Dal 1951 si esprime maggiormente con lavori in studio; teso ad una maggior
concettualità. Talora al limite del figurativo.
È il periodo in cui l'Artista riassume tutte le proprie esperienze
agendo anche con maggior libertà tecnica.
La residenza prevalente è Livorno, escluso i periodi estivi sempre
nella villa di Vicchio di Mugello.
L'Artista si concentra con maggior serenità, libero da vincoli e
condizionamenti. Dipingerà fino agli ultimi mesi di vita.
Come si può cercare di comprendere il naturalismo e realismo del Rontini? come la sua pittura? L’operazione non è semplice in assenza di studi profondi e specifici. Si può però cercare di fornire qualche spunto di analisi, di studio per la critica
Ferruccio Rontini - Pastorella (1951) - olio su tela 35x24.5 cm
firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti
Non
dobbiamo mai dimenticare che Rontini era un Professore, un pittore di “scuola”
per non dire di “cultura”. Dall’Accademia, come prima
da zio Alessandro, aveva appreso come impostare il lavoro di pittura, come
dirigere il lavoro di costruzione di un quadro, dalla preparazione della
tela o tavola, al disegno col carboncino ecc. In Accademia inoltre aveva
avuto modo di poter studiare, in maniera “scientifica”, le opere
di insigni artisti passati e contemporanei, con notevoli vantaggi per la
propria crescita non solo pittorica, ma soprattutto spirituale.
È interessante introdurre la figura del grande Fattori. L’influenza
di Fattori è sensibile, soprattutto nelle opere “giovanili”.
Probabilmente anche la scelta di certi soggetti maremmani, come per esempio
i butteri, ed in generale di passare un periodo di studio in Maremma può
essere ricondotta alla figura del grande pittore, ricordiamocelo scomparso
solo nel 1908 e del quale all’Accademia, dove aveva insegnato, ed
anche a Livorno si doveva ancor respirare tanta aria.
Anche la scelta dei formati, soprattutto per i “capolavori”,
è in linea con quella di Fattori: ossia grandi dimensioni.
Rontini dipingerà nella sua vita quadri di vari formati, dai più
piccoli sino ad oltre 100x100 cm, regalando per ogni formato pregevoli pezzi.
Tuttavia i massimi capolavori si riscontrano, di norma, in formati dal 50x70
cm in su; tra molti critici, collezionisti e tra gli stessi allievi è
abbastanza concorde l’opinione che Rontini abbia prodotto più
quadri “grandi” che di piccolo formato: l’affezione già
giovanile del maestro per la “grande” opera ne sarà una
caratteristica. Molti dei quadri in formati minori (ossia sotto il 50x70
cm) sono da considerarsi studi, “bozzetti”, per le opere di
maggiori dimensioni.
Ferruccio Rontini - Giovane contadina mugellana (1953) - olio su tela 80x70 cm - particolare volto fanciulla
firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti
Rontini
viene definito un pittore naturalista.
Il naturalismo di Rontini del resto deriva dalla grande tradizione europea
ed italiana del XIX e XX secolo, si è visto come lo stesso soggiorno
in Maremma sia in parte dettato dall’influsso (diretto od indiretto)
di Fattori. La natura del Rontini, in entrambe le maniere, è
trasmessa con romantica poesia tanto che fu anche nominato il “Pascoli
della pittura”.
La sua è una natura romantica nel senso più stretto del termine,
non è mai una natura “leziosa”, al limite può
essere gioiosa ma non mai sdolcinata. Il tutto in linea col carattere del
pittore: schivo e nervoso, come emerge nella tecnica pittorica della seconda
maniera, ove i dettagli, il moto, la “vita” e “realtà”
dell’opera sono dati dai colpi di macchia, spesso visibilmente inferti
con nervosismo e mai con ripensamento.
La natura lo interessa in pratica in quasi ogni suo aspetto, animale, vegetale
ed umano anche se, per quest’ultimo, sarà necessario fare un
inciso tutto particolare. Per certi aspetti sembra proprio l’aspetto
“geologico” a trasparire meno dai quadri del Professore, ad
essere meno studiato.
Rontini è un amante della natura Toscana, ma forse è più
corretto dire che è innamorato della Toscana comprese le sue genti
con i loro lavori.
La natura dei suoi quadri è sempre una natura viva, poetica alla
quale lo spettatore può attingere senza particolari sforzi, in sostanza
è una natura alla toscana, fatta a miccino cioè a misura d’uomo.
Tutta la pittura rontiniana, anche negli allievi, è una pittura
a misura d’uomo (soprattutto nei capolavori), altra caratteristica
che delineerà sempre il maestro.
La
spinta naturalista del pittore si manifesta sin dalla formazione, con la
scelta del soggiorno in Maremma, si dedicherà alla rappresentazione
dal vero di classiche scene maremmane, con vaste pianure paludose, butteri
e cavalli.
L’incontro col Mugello comporta una prima evoluzione della pittura
del Professore. La pittura deve cambiare per imposizione morfologica della
natura da rappresentare. Dalle distese paludose della Maremma di inizio
secolo, percorse da cavalli allo stato brado e branchi di mucche guidate
da butteri, si passa ad una valle chiusa tra due catene montuose dominate
dalla foresta appenninica settentrionale o dai castagneti, con al centro
la Sieve. Lo sguardo in Mugello non può più trovare un angolo
ove disperdersi indefinitamente sulla pianura per poi proseguire, incontrastato,
sul mare; in Mugello, in ogni angolazione, lo sguardo è “finito”,
limitato dalle catene montuose, solamente sulle loro vette e possibile spaziare
per centinaia di chilometri sin anche a scorgere le vette nevose delle Alpi,
là verso la Valsugana, o il mare in quel di Rimini
La natura del Mugello impone pertanto una profonda riflessione nella pittura,
quasi tutto il 1923 sarà dedicato a questo scopo.
Ferruccio Rontini - Nel bosco (1962) - olio su tela 30x40 cm
firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti
E nella natura vi è anche l’uomo, e Rontini ama e desidera rappresentare gli uomini.
La
natura dei quadri del Rontini è una tavolozza nella quale sono immersi
gli uomini, non sono mai ospiti “esterni”, non sono da questa
soggiogati o in lotta: ne sono parte integrante, assieme agli alberi, ai
fiori, ed agli altri animali.
Ma l’uomo, o più in generale l’aspetto antropico,
inteso quindi con tutta l’attività umana e non solo come semplice
personaggio “uomo”, è presente nella maggioranza delle
opere del maestro, sopratutto nei suoi capolavori.
Del Rontini si parla molto come pittore naturalista, come visto giusta definizione,
ma molto poco si parla della sua affezione per le tematiche prettamente
umane, per il verismo del Rontini. L’opera del Rontini invero
non assume mai l’atteggiamento di “denuncia” del verismo
propriamente detto, ma il suo è un realismo intenso e soprattutto
studiato e profondo. Probabilmente l’aspetto di “denuncia”
che qualcuno potrebbe esigere da un realismo schietto e profondo come quello
di Ferruccio non è, nella sostanza, in accordo col pensiero del maestro:
tutto sommato Rontini “ama” i suoi coloni al mercato, le sue
pastorelle e le donnine a far la calza; vive in un epoca, anche se di soli
quaranta anni addietro, per molti aspetti fortemente diversa dalla nostra,
soprattutto in zone come il Mugello o la Maremma; per quel tipo di società
in evoluzione non vi era niente di “male” nel veder le ragazze
pulire i panni al fiume…del resto non vi erano molte altre soluzioni;
la difficoltà del “mestiere donna” di quegli anni è
un soggetto caro al maestro, ma mai espresso con intenti di denuncia.
Il realismo del Rontini, come emerge in special modo dalle sue fiere e mercati,
è un realismo antropologico e per diversi aspetti molto
moderno: vale a dire che il pittore rappresenta lo stato di fatto
di una civiltà, quella delle campagne e dei paesi del Mugello,
della Maremma o dei portuali di Livorno, senza dover enfatizzare una data
situazione di “sofferenza” e quindi di “denuncia”.
Molti dei suoi capolavori rappresentano ad oggi delle eccellenti “ricostruzioni”
del mondo di allora, nei quali i babbi ed i nonni si riconoscono (e talora
riconoscono proprio il tale o il tal’altro vecchio
paesano); ricostruzioni più prossime ai moderni dettami della scienza
antropologica, che del verismo inteso in senso letterario del termine.
Ferruccio Rontini - Colone mugellano (1953) - olio su cartone telato 46x41 cm
firmato in basso a destra e sul retro con dedica "A Gilda" del 1957; esposto alla XXVII mostra del Gruppo Labronico del 1965 (all'epoca valutato 550 000 lire). Collezione Barletti
Nei
quadri della seconda maniera l’aspetto antropologico assume sempre
più importanza, non solo nei mercati, ove probabilmente raggiunge,
come impone il soggetto, il massimo livello; ma anche nei fossi con le lavandaie,
nei giardini o nei pergolati dove donne bevono il te, ciarlano e lavorano
o nelle aie dei coloni dove rientrano i pastori e le massaie governano i
polli.
Rontini è un pittore realista. Dipinge una natura ed una realtà
umana “vera”, a lui attuale e non arcadica come talora credono
alcuni. Tuttavia, soprattutto nella seconda maniera, i quadri sono dipinti
in studio dopo una riflessione totalmente intima, pur basandosi fortemente
sul vero non sono più eseguiti “in situ”, sono COSTRUITI.
Pertanto molti dei dipinti della seconda maniera, ma questo già accadeva
in alcune fasi della prima maniera, non rappresentano più una sorta
di “fotografia” della realtà, ma sono un costrutto verosimile
di questa. Rontini dipinge la sua natura con e la sua gente, privo di qualsiasi
contatto diretto con la realtà, alla ricerca della propria elevazione
spirituale; ma ciononostante non dipingerà mai situazioni fasulle,
una sorta di “falsi storici”, le sue rimarranno sempre ricostruzioni
fedeli della natura e della società del suo tempo. Il realismo del
Rontini emerge in ogni dettaglio: dal corpetto del colono al mercato, dal
tipico ombrello verde dei contadini, dalle porte della case di Vicchio o
di Cafaggio di Vicchio, messe la dove erano e sono tuttora.
Questo puro realismo antropologico viene trasmesso anche agli allievi, si
pensi ad esempio alle produzioni di Mattioli sul
Monte Athos.
La realtà e “fedeltà” dei dettagli e di molte opere viene confermata anche da ricerche in campagna. Gino Barletti ha eseguito in Mugello ricerche corografiche aiutato, oltre che dalla stessa origine mugellana, dalle informazioni sapute da Muti, Giulio da Vicchio e Armeno. Sono così stati individuati molti dei luoghi ove il Rontini, da solo o col figlio o gli altri allievi, si dilettava a dipingere; si è così potuto individuare anche il singolo casolare e l’allora proprietario o mezzadro.
Ferruccio Rontini - la massaia (1954) - olio su tavola 59.7x84.5 cm
firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti
località Cafaggio di Vicchio di Mugello
I MERCATI DI FERRUCCIO RONTINI
Ferruccio Rontini - Mercato a Vicchio (1954) - olio su tela 70x50 cm
firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti
I mercati e le fiere di Ferruccio Rontini sono una pagina tutta particolare
della sua opera. Forse le opere più commissionate al pittore in vita
ed oggi le più ricercate. Soprattutto nella seconda maniera
si assiste ad una particolare predilezione per questi soggetti.
Si ricorda che la differenza tra fiera e mercato, oltre alle dimensioni
dell’evento, è la presenza del bestiame in vendita, prerogativa
della fiera. Si fa inoltre notare che in molte opere del maestro, sul retro
è indicato il luogo ed il tipo dell’evento, ad esempio: “mercato
a Vicchio di Mugello” o “coloni al Mercato”.
Sono in questi soggetti che emerge tutta l’abilità del disegno,
della prospettiva e della “misura” di innata origine affinata
prima all’Accademia e poi negli anni di lavoro; alcuni quadri sono
in pratica dedicati a sole scene di due o tre soggetti, talora una sola
persona, immersi nelle naturali operazioni di acquisto, contrattazione,
vendita ecc.
I soggetti sono rappresentati in maniera fortemente materica, con una naturalezza
ed un realismo totali; le dimensioni, nei soggetti in primo piano, variano
da 15 – 20 cm sino ad oltre 70 cm. La pennellata è sempre netta
senza ripensamenti, talora con lunghi interminabili “grassi”
colpi di pennello o spatola, in un rincorrersi e mescolarsi di “macchie”
che caratterizzano e rendono unica la pittura del Rontini (particolarmente
quella della seconda maniera).
Ferruccio Rontini - Massaia che riscuote (1953) - olio su cartone 32x42 cm
firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti
I dettagli, il moto, la “vita” e “realtà”
dell’opera sono dati dai colpi di macchia, spesso visibilmente inferti
con nervosismo. Tuttavia, ad esclusione di alcune opere e dei pochi ritratti,
i lineamenti delle persone non sono mai curati, non sono dettagliati. Il
naso, i capelli, gli occhi, ecc, sono anche in questo caso dati con colpi
di macchia, magari più precisi e fini: il volto delle persone, la
loro espressione, risulta comprensibile ed inequivocabile solo nell’insieme
dell’opera, non nel dettaglio dell’occhio, o del mento, o del
naso, o di qualsivoglia particolare del volto umano. Non è una scelta
casuale, come non è casuale che le bestie siano spesso più
“disegnate”: sono ora il ciuco, ora il bove, ad essere più
curati con gli occhi o il naso “ben definiti” che guardano lo
spettatore. Ed il tutto assume una forza inattesa, un’impressione
fortemente realista e fortemente materica: è la macchia del Rontini,
col suo spessore, col suo carico di tempera, coi segni vivi del pennello
e della spatola che rende vivo ed espressivo il quadro.
Ferruccio Rontini - Mercato a Vicchio (1954) - olio su compensato 41x29.5 cm
firmato in basso a sinistra e sul retro. Collezione Barletti
Nell’avvicinarsi al quadro l’ordine generale sembra sparire,
risucchiato in un’immensa bolgia di “macchie”, ma avvicinandosi
ancora, ed ancora sin quasi a sbattere il naso sulla tela o sul legno ci
si accorge di numerosi, apparentemente inutili, dettagli ed “ordini”
ben precisi di pennellata (o spatolata); tutti dettagli perlopiù
incomprensibili a questa scala troppo grande ma che, nella vista d’insieme,
sono ora il naso del colono, ora le piume bianche del tacchino, ora i bargigli
del gallo o l’increspatura della camicia.
Ferruccio Rontini - Giovane contadina mugellana (1953) - olio su tela 80x70 cm - particolare volto fanciulla
firmato in basso a destra e sul retro. Collezione Barletti
Ferruccio Rontini - particolare di un canestro con polli
Ferruccio Rontini - Mercato a Vicchio (1953) - olio su tavola 50x70
cm; particolare coloni in contrattazione - Collezione Barletti
ALCUNI ESEMPI DI FIRME E TIMBRI
Ferruccio Rontini - tipo firma del 1953 sul fronte di un olio su tela (Collezione Barletti)
Ferruccio Rontini - tipo firma del 1953 sul fronte di un olio su tavola (Collezione Barletti)
Ferruccio Rontini - esempio di titolo e firma posti sul retro di un olio su tavola del 1953 (Collezione Barletti)
titoli e dediche sulla fronte del quadro sono inusuali per il Rontini che normalmente sfruttava il retro del dipinto
Ferruccio Rontini - ecco uno dei tipici timbri che si possono trovare sul retro (e talora sul telaio) dei dipinti (Collezione Barletti)
Ferruccio Rontini - timbro e firma tipici della seconda maniera (retro olio su tela 1962 - Collezione Barletti)
sito dedicato all'opera del Maestro dall'Impresa Dott. Geol. Luca Barletti
Geologia ed esplosivistica unite al servizio dell’uomo e della natura.